Noi e il COVID-19 ai tempi moderni
di Giulia G.
Ciao a tutti, sono Giulia G. ho 23 anni e faccio parte del progetto Impronte Inclusive. I miei piani per il mio futuro li vedevo molto vicini, le mie giornate erano molto motivanti: tra il lavoro, il nostro progetto, le uscite con gli amici, la palestra, la patente e soprattutto fare i passi importanti per trasferirmi da qui.
Mi sentivo dopo tanto tempo che stavo nuovamente riprendendo un giusto equilibrio sia mentalmente che nella vita. Finalmente era arrivato Marzo, un mese importante perché un ragazzo a cui voglio un mondo di bene poteva finalmente uscire dalla comunità, avendo i giorni di verifica visto che il suo percorso stava andando benissimo. Le difficoltà c’erano ma grazie alla psicoterapia e al percorso che stavo facendo mi sentivo che le affrontavo giorno dopo giorno e le mie giornate passavano con piccoli e grandi traguardi. La mia vita e anche quella delle altre persone procedevano finché da un giorno all’altro arrivò una notizia che sconvolse tutti noi. Il virus o meglio il maledetto corona virus era arrivato anche in Italia.
All’inizio non sembrava così grave da cambiarci la vita invece ha scombussolato le nostre routine. Il giorno che arrivò questa notizia stavo svolgendo il Laboratorio di educazione cinofila, ci hanno comunicato che dovevamo interrompere e andare a casa e rispettare tutte le norme di prevenzione per il contagio del virus. Sono passati giorni ma i contagiati aumentano come ovviamente anche i guariti ma un pensiero va fin lassù a chi purtroppo per colpa di questo virus non è riuscito a sconfiggerlo.
Dopo tutto questo come mi sento? Mi sento impotente, giù di morale, impaurita, triste e tante altre cose che non si possono descrivere ma sono sicura che tutto questo ci accumuna, cioè la forza di non mollare. Questa è la partita più grande che l’Italia deve vincere insieme al resto degli altri paesi contagiati, ci dobbiamo rialzare o meglio non dobbiamo perderci d’animo. La cosa che mi manca di più e che davamo per scontato sono gli abbracci che ci davamo tra colleghi, amici o parenti anche se, devo dire la verità, non sono una persona che ama ciò ma adesso non c’è cosa che vorrei di più.
Mi manca camminare nelle strade di Roma, la mia amata Roma! dove ho tutti i ricordi e i miei amici più cari. Un semplice saluto con stretta di mano accompagnato da un “bella ci! “. Mi manca parlare con loro ma dal vivo e non dietro un telefono, guardarli negli occhi mentre si confidano con me, mi mancano le nostre risate dove ci godevamo momenti di spensieratezza e mentre andavamo a casa al mare con Vasco Rossi alla radio, ci sentivamo liberi più che mai. Mi manca vedere le partite della mia squadra del cuore e la gente che colorava la curva, che spettacolo! a pensarci ho la pelle d’oca sentire l’esultanza dalle strade della mia amata città. Mi manca vedere la mia famiglia come tutte le altre persone più tranquille e svolgere la vita di sempre.
Sono preoccupata per le persone che non riescono a capire o comprendere che anche se tutto questo è assurdo di rimanere a casa e rispettare tutte le regole per prevenire il corona virus. Ci sono genitori che non possono abbracciare i figli perché sono lontani o non possono raggiungersi per via di questo virus, dopo tutto sono proprio loro un esempio bello per noi anche se triste. Io mi ritengo fortunata di avere la mia famiglia vicino a me, mi fanno sentire meno sola ma nei loro occhi vedo la loro preoccupazione soprattutto in quelli di mia madre, ora pagherei oro per vederla più tranquilla ma come sempre cerco di farla ridere e distrarre e quando vedo che ci riesco provo per un attimo anche io gioia e spensieratezza. Mi auguro che ad alcune persone questo servirà per rendersi conto di quello che stavano perdendo come la famiglia o loro stessi.
Un esempio per noi sono quelle persone che nelle corsie degli ospedali combattono il Covid-19, infermieri medici e altre persone che sono pronte ad aiutarci e tutelarci.
Un grazie va a chi lavora comunque anche da casa come i psicologi del progetto Impronte Inclusive e non solo, che ci sostengono psicologicamente e ci sono vicini. Un grazie va a noi invece persone che non lasciano sola questa Italia, che non ci siamo mai arresi anche con le difficoltà, noi che siamo più uniti pronti a vincere questa battaglia ognuno come può.
Ora la cosa che mi colpisce di più è vedere e sentire noi che applaudiamo e cantiamo per sostenere l’un l’altro, non sono una persona che si commuove facilmente ma tutto questo mi fa commuovere e scendere lacrime che racchiude tutto ciò che provo. Un applauso lo voglio dedicare anche a chi come me è stato in comunità o chi ancora sta continuando il percorso che posso assicurare non è semplice. A quei ragazzi che si stanno rialzando più forti di prima e riprendersi la loro vita per un futuro migliore e anche alle famiglie che ci sono state vicine per sostenere il nostro percorso comunitario. A loro voglio augurare il meglio e di essere orgogliosi di loro stessi. Quello che penso è che tutto ciò mi auguro che si risolva al più presto ma so che non si riparerà mai il dolore che abbiamo provato, vorrei un giorno sentire urla di libertà e di gioia, di camminare nelle strade della mia amata Roma, di poter riabbracciare tutte le persone che mi mancano di più, di poter andare liberamente con le cuffie nelle orecchie o con Vasco Rossi ad alto volume dove voglio. Vedere ancora la mia curva piena di colori e bandiere che cantiamo il coro tutti quanti insieme, vorrei rivedere le persone riprendersi le loro abitudini, le loro routine e la loro libertà.
Un bacio a quella persona che è in comunità a San Patrignano e che per colpa di questa situazione non ci siamo potuti rincontrare, ma gli prometto che quando sarà finito tutto correrò da lui. Dico solo di non mollare ora che possiamo farcela tutti quanti insieme dobbiamo sostenerci anche se questa situazione pur essendo grave e pericolosa possiamo farcela.
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